martedì 31 luglio 2007

Fuori uno

Scusate, non posso non condividere questo moto di gioia, sana e sincera: Previti ha dovuto dimettersi per evitare la sua "decadenza da deputato per effetto di una sentenza definitiva di condanna per corruzione di giudici". Poverino, che umiliazione... Prima che mi scappi un qualsiasi commento vorrei lasciare a chi legge la gioia, pura, così come l'ho vissuta io, di percorrere le poche righe del Reuters:

"Previti è agli arresti domiciliari dopo la conferma da parte della Cassazione della condanna a un anno e sei mesi per la vicenda del Lodo Mondadori, che si pone in continuità alla condanna a sei anni per il caso Imi-Sir. Come pena accessoria è stata decisa l'interdizione perpetua dai pubblici uffici."
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Ogni commento è quasi banale. L'unica cosa che mi dispiace è che mi sento quasi "obbligata"-spinta da questa gioia incredula- a commentare un fatto che dovrebbe essere assolutamente normale: uno è corrotto, o corrompe, e va in galera, e, naturalmente, viene interdetto a vita dal ricoprire ruoli istituzionali.

Qui, lo sapevamo, le cose non stanno esattamente così. Eccoci quindi di fronte alla notizia con questa specie di sorriso incredulo, eccoci di fronte a tanta inflessibile determinazione, a questa presa di posizione risoluta che parrebbe ormai irremovibile, con un'espressione di stupita meraviglia. Diciamo che per ora possiamo goderci in santa pace la soddisfazione del momento, cazzo! E non ci pare vero che adesso, come se fosse strano, il nostro amico non potrà più sedersi sul quelle poltrone di velluto rosso.

Un ultimo dettaglio che non credo ci sia bisogno di commentare: Forza Italia e AN hanno dichiarato che togliere il seggio a Previti sarebbe stata una misura abnorme. Chissà che tipo di misura si immaginavano...

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