mercoledì 1 giugno 2016

Bologna

Bologna
è un posto sozzo

[il mondo
è un posto sozzo]

una città perennemente coperta
da una patina di sporcizia palpabile
da uno strato sottile di unta vischiosità

[quante storie per qualche scritta sui muri]

che si giustifica con quell’aria da artista noncurante
che si atteggia a sovrana della Cultura
remota eredità dell’Università più Antica del Mondo

[e che mi dici degli anni ’70??]

o tutt’al più
retaggio sbiadito vecchio di 40 anni

Bologna
è un posto ambiguo

[il mondo
è un posto ambiguo]

un paesone provinciale travestito
da metropoli sovraffollata e snob
da spregiudicata capitale del mondo

[ti riferisci a quelle innocue fighette pacchiane?]

che si finge accogliente e sincera
che si mostra cosmopolita, aperta, ospitale
arricchita sui milioni di studenti che riceve ringhiando

[sono loro che urlano in piena notte e pisciano nel bel mezzo del centro]

e che scappano appena possono

Bologna
è un posto ostile

[il mondo
è un posto ostile]

che non ti guarda, ma ti osserva di sottecchi
che non ti accetta, ma ti giudica con un sogghigno altezzoso
che non ti accoglie, ma finge di offrirti da bere (solo se poi paghi tu)

[ma che intendi? dici che sono tirchi??]

Bologna
è un posto piccolo

[certo, nessuna pretesa di grande metropoli infatti]

piccolo nel senso di immaturo
piccolo nel senso di timido
piccolo nel senso di chiuso
perché non ha imparato niente
perché non sa dire né grazie né scusa
perché tutti sono sboroni  per mascherare l’inadeguatezza
ma sotto sotto se la fanno nelle mutande


e sanno che non ci arriveranno mai

venerdì 27 maggio 2016

Lasciamoci atterrire





"Se le mie risposte ti spaventano, Vincent, allora lascia stare le domande che atterriscono."

-Jules- (Pulp fiction)

martedì 10 febbraio 2015

Senza veli

Domenica mattina.
O anche sabato.
O un giorno qualsiasi di ferie.

Orario imprecisato.

Il momento esatto, sottile e nebuloso in cui la tua coscienza ritorna a galla dal sonno.

Non ci sono filtri, maschere o sovrastrutture. Solo un’indefinita sensazione, la sensazione di esserci, mentre fino a un secondo prima non c’era niente.

È lì che non puoi mentire a te stesso.

martedì 25 novembre 2014

Per capirci


Dunque per capirci.

La realtà è quella che è.

Se piove e cerchi di ripararti sotto un cornicione ti bagni lo stesso. E di base ti incazzi il doppio, prima perché ti sei bagnato e poi perché hai camminato scomodo a ridosso del muro.

Come diceva qualcuno circa 2500 anni fa, se una freccia ti colpisce, sei un coglione se ti incazzi, perché è come se ti colpissero due frecce: la prima quella vera, e la seconda quella che ti sei tirato da solo con tutti i tuoi "perché proprio a me, non ci voleva, che male questa freccia, come vorrei che la freccia non mi avesse colpito, ..." e altre pippate mentali del genere.

Quindi, la realtà è quella che è. Inutile perdere tempo a incazzarsi perché tanto non cambia, anzi, è molto probabile che più ci pensi con quel tono di vittimismo, più ti incazzi e più ci stai male.

Perfetto.

L’idea, allora, è quella di accettarla, la realtà. Ma non solo accettarla e sotto sotto sperare che cambi. Accettarla e abbracciarla, godercela fino in fondo. Tipo, per tornare all’esempio di prima della pioggia “sta piovendo, ma non ci provo neanche a passare sotto il cornicione. Mi bagno e vaffanculo. E mi godo pure la sensazione di bagnarmi sotto la pioggia. Mi godo la cosa che è. La realtà, appunto”.

Oppure funziona al contrario? E tutto il pasticcio parte da te? Ossia, non è che la realtà sia di per sé brutta o negativa, e il tuo incazzarti per cambiarla ne sia la giusta conseguenza. Al contrario, tutto dipende da te: forse sei proprio tu che, a forza di accanirti a cercare qualcosa, a furia di volere sempre qualcosa che guarda caso non è mai quella che hai o che sei, fai si che la tua realtà non ti vada mai bene. Qualunque cosa sia.

Un gran casino.

Quindi a questo punto, l’idea sarebbe smetterla di voler essere qualcosa o voler avere qualcosa di diverso da quello che è. O forse ancora peggio. Smettere di volere essere o avere qualcosa in assoluto. Smettere di sentirsi in contrasto con quello che c’è, o smettere di sentirsi “un’altra cosa” rispetto a quella che è.

Il meccanismo non partirebbe più dalla pioggia o dalla freccia che arriva, ma solo da te. Non ti accaniresti più in questa specie di ricerca convulsa di “qualcosa”, di cambiamento di te e delle cose, la smetteresti di fare casino, e di girare come un pazzo su e giù per gli spazi del tuo cervello.


E improvvisamente quello che è, cioè la realtà, diventerebbe perfetta.

martedì 11 novembre 2014

Il programma quotidiano

Il momento più significativo di oggi è stato imbattermi nel programma quotidiano di un monastero buddhista vicino a Rieti.

Non è che voglio condividerlo, voglio solo ricordarmelo.

Il momento, dico.

venerdì 14 febbraio 2014

I say you have to give up

 And you open the door and you step inside
 Where inside our hearts
 
 Now imagine
 That your pain is a white ball of healing light
 That's right
 Your pain,
 The pain itself is a white ball of healing light

 I don't think so

 This is your life
 Good to the last drop
 It doesn't get any better than this

This is your life and its ending one minute at a time

This isn't a seminar
This isn't a weekend retreat
Where you are now You can't even imagine what the bottom will be like
Only after disaster can we be resurrected
Its only after you've lost everything that you are free to do anything

Nothing is static
Everything is evolving
Everything is falling apart

This is your life
It doesn't get any better than this
This is your life
And its ending one minute at a time

You are not a beautiful and unique snowflake
You are the same decaying organic matter as everything else
We are all part of the same compost heap
We are the all singing, all dancing crap of the world

You are not your bank account
You are not the clothes you wear
You are not the contents of your wallet
You are not your bowel cancer
You are not your grand latte
You are not the car you drive
You are not your fucking khakis

You have to give up
You have to give up
You have to realise that someday you will die
Until you know that, you are useless

I say never let me be complete
I say may I never be content
I say deliver me from Swedish furniture
I say deliver me from clever art
I say deliver me from clear skin and perfect teeth
I say you have to give up
I say evolve, and let the chips fall where they may

This is your life
Doesn't get any better than this
This is your life
And its ending one minute at a time

You have to give up
You have to give up

I want you to hit me as hard as you can
I want you to hit me as hard as you can

Welcome to Fight Club 
If this is your first night, you have to fight

martedì 21 gennaio 2014

Vuoto?

chissà chissà chissà chissà chissà chissà chissà

chi sa?

cosa c'è sotto?

giovedì 24 ottobre 2013

Confusione - precisione

Avrei così tante cose da dire che non me ne viene in mente neanche una

venerdì 30 agosto 2013

Infiniti attimi di equilibrio.


Microequilibrio.
Attenzione: non è un
elettroencefalogramma piatto.
E' la concentrazione all'ennesima
potenza.


venerdì 14 settembre 2012

Blowing my mind away

Loosing everything except myself.

OR

Keeping everything tight except myself.

lunedì 3 settembre 2012

Cambio pianeta

Sono
Contenta

Sono
Mostruosa?

Sono
Euforica

Sono
Viziata?

Sono
Eccitata

Sono
Schifosa?

Sono
Allegra

Sono
Spietata?

mercoledì 15 agosto 2012

Un esperimento simpatico

Una prova. Guardare una foto, sentire dei suoni, capire dei significati, provare. Provare a non perdere tempo, provare a perdere tempo, provare a vedere un po'... provare a fare una sorpresa, provare a prendersi una piccola soddisfazione.

mercoledì 14 marzo 2012

Scelta

ucidere o morire?

lunedì 23 gennaio 2012

Ancora in fase riassuntiva

Dunque proviamo a riassumere.

La prima cosa è stata una sensazione, sempre più netta. Poi i dubbi. La sensazione riguardava il presente, i dubbi il futuro.

Lentamente, ma distintamente, la sensazione è diventata una cosa fisica. Una specie di formicolio diffuso. Un formicolio latente ma netto e riconoscibile.

Evidentemente il formicolio ha iniziato a emanare al di fuori del corpo. Ed è diventato percepibile. Infatti qualcuno l’ha percepito, e se ne è occupato.

A quel punto il formicolio è diventato una risata. Una risata incontrollata, fuori contesto, completamente estraniata dalla realtà. Una risata così potente da sovrastare il resto, così necessaria da cancellare il mondo vero. Una risata mentale, spirituale, fisica, sensoriale. Una risata incontenibile, spregiudicata, libera, irrefrenabile, quasi sguaiata. Una risata che stava diventando indispensabile.

La risata, nella sua corsa sfrenata, ha generato visioni, confermato necessità, ha liberato l’energia.

Poi, quasi di colpo, la risata si è soffocata e a quel punto è diventata una specie di sguardo muto.

Uno sguardo muto, ma non silenzioso. Muto perché deve pensare, concentrarsi e guardare. Uno sguardo tremendamente concentrato su se stesso per riuscire a fare una sintesi. Uno sguardo che parla senza dire nulla, comunicando la tensione di ogni muscolo e nervo che cercano di districarsi e ricapitolare. Uno sguardo all'erta, pronto a distinguere le sensazioni vere da quelle indotte. Uno sguardo freddo e distaccato per interpretare ogni più piccolo segnale, captare i messaggi e decodificarli in modo corretto.

La risata era una specie di droga sintetica ad altissimo impatto allucinogeno, che non lascia altro in eredità se non una paio di neuroni morti?

O la sua dirompente energia ha davvero risvegliato qualche forza sepolta dando inizio a un ciclo catartico in modo ineludibile?

Cosa è davvero reale? Il salto nel buoi rappresenta una forzatura innaturale? Inutile rimasuglio delle allucinazioni indotte dalla risata? O non è altro che il naturale manifestarsi del processo rigenerante che si è messo in moto ormai inesorabilmente?