martedì 25 novembre 2014

Per capirci


Dunque per capirci.

La realtà è quella che è.

Se piove e cerchi di ripararti sotto un cornicione ti bagni lo stesso. E di base ti incazzi il doppio, prima perché ti sei bagnato e poi perché hai camminato scomodo a ridosso del muro.

Come diceva qualcuno circa 2500 anni fa, se una freccia ti colpisce, sei un coglione se ti incazzi, perché è come se ti colpissero due frecce: la prima quella vera, e la seconda quella che ti sei tirato da solo con tutti i tuoi "perché proprio a me, non ci voleva, che male questa freccia, come vorrei che la freccia non mi avesse colpito, ..." e altre pippate mentali del genere.

Quindi, la realtà è quella che è. Inutile perdere tempo a incazzarsi perché tanto non cambia, anzi, è molto probabile che più ci pensi con quel tono di vittimismo, più ti incazzi e più ci stai male.

Perfetto.

L’idea, allora, è quella di accettarla, la realtà. Ma non solo accettarla e sotto sotto sperare che cambi. Accettarla e abbracciarla, godercela fino in fondo. Tipo, per tornare all’esempio di prima della pioggia “sta piovendo, ma non ci provo neanche a passare sotto il cornicione. Mi bagno e vaffanculo. E mi godo pure la sensazione di bagnarmi sotto la pioggia. Mi godo la cosa che è. La realtà, appunto”.

Oppure funziona al contrario? E tutto il pasticcio parte da te? Ossia, non è che la realtà sia di per sé brutta o negativa, e il tuo incazzarti per cambiarla ne sia la giusta conseguenza. Al contrario, tutto dipende da te: forse sei proprio tu che, a forza di accanirti a cercare qualcosa, a furia di volere sempre qualcosa che guarda caso non è mai quella che hai o che sei, fai si che la tua realtà non ti vada mai bene. Qualunque cosa sia.

Un gran casino.

Quindi a questo punto, l’idea sarebbe smetterla di voler essere qualcosa o voler avere qualcosa di diverso da quello che è. O forse ancora peggio. Smettere di volere essere o avere qualcosa in assoluto. Smettere di sentirsi in contrasto con quello che c’è, o smettere di sentirsi “un’altra cosa” rispetto a quella che è.

Il meccanismo non partirebbe più dalla pioggia o dalla freccia che arriva, ma solo da te. Non ti accaniresti più in questa specie di ricerca convulsa di “qualcosa”, di cambiamento di te e delle cose, la smetteresti di fare casino, e di girare come un pazzo su e giù per gli spazi del tuo cervello.


E improvvisamente quello che è, cioè la realtà, diventerebbe perfetta.

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