venerdì 26 ottobre 2007

La pioggia, il lavoro, il teatro e il resto

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Oggi ho un pensiero globale. Nel senso che coinvolge tutto. Guardo fuori dalla finestra del mio fantastico open space in ufficio (chiedo scusa ai puristi della lingua italiana nei quali mi piace annoverarmi, ma non so come tradurlo…), piove, l’atmosfera è grigia, ma a me va bene così, non mi lamento del tempo. L’acqua ci voleva, le mie piante stanno bene, anzi godono di ottima salute e stanno mettendo un sacco di boccioli di fiori nuovi. Poi c’è la mia capa che avrà un colloquio per discutere della mia promozione. Quindi i soldi, la frustrazione, il lavoro, appunto, la noia, la pesantezza delle polemiche degli altri che devono a tutti costi essere anche le tue… ma anche la gratificazione, a volte, la soddisfazione, l’entusiasmo, quando c’è.

E in tutto questo gli altri, anche loro frustrati, o contenti, gratificati, o preoccupati, soddisfatti ed entusiasti, quasi sempre.

Poi una semplice pausa di pensiero. È come andare in centro di mattina quando tutti lavorano. Semplicemente girare per le strade affollate, guardare i negozi o fare la spesa in un posto piccolo che non è un centro commerciale. Niente di strano, ma diventa un raggio di luce nell’ombra e nel grigio della quotidianità. Stessa cosa per una serata a teatro. Uno spettacolo di flamenco con una delle più grandi coreografe del mondo, dicono. Infatti per due ore non c’è più nulla. Niente lavoro né soldi né la speranza della promozione o la frustrazione di non farcela. Non c’è più la dieta né le sigarette, ma solo i brividi, il ritmo e le figure appassionate, il rumore dei tacchi sul legno del palco.

Ecco cosa c’è sotto: un alto e basso di emozioni, di paure, di preoccupazioni, intervallate da qualcosa che ti fa perdere il senso delle cose. Senza pensare ad altro. È questo che produce lo stimolo a continuare, no? Non è la pioggia, i boccioli dei fiori, la capa e la promozione con la speranza di comprare una casa in centro, giusto? Perché niente si giustifica, in realtà. E niente giustifica niente. Ma non è neanche la serata in sé, così come non è la passeggiata in centro in un giorno feriale.

È cambiare qualcosa, forse. È la sensazione che non sia tutto lì. È poter respirare ogni tanto e togliersi da quel perenne stato di apnea.

Alla fine torni nella bolla, ma va bene così. Magari una cena, magari anche divertente. O un week end lungo. Fino alla prossima vera pausa di pensiero. Fino alla prossima vitale boccata d’aria. Per poter affrontare l’apnea successiva.
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4 commenti:

Baol ha detto...

Il corpo ha bisogno di quell'ossigeno, spesso è l'unica cosa che fa andare avanti :)

Buon weekend

Martina Orsini ha detto...

Grazie Baol, vedo che non è una problematica solo mia...

ciao, buona settimana!

Pautasio ha detto...

Grazie di essere passata a trovarmi...Gran bel blog, verrò a visitarlo spesso!

Martina Orsini ha detto...

Ricambierò la visita volentieri, caro Diotallevi!!