giovedì 28 luglio 2011

Rischio 2

Quell’affare mi è rimasto appiccicato. Lo sapevo, lo sapevo di essere stata ormai contaminata, e che quella cosa sarebbe stata letale. Subdola, profumata, corrosiva e letale. E infatti avevo provato a liberarmene, ma orami evidentemente era tardi. Quando ho capito di essere a rischio ormai era tardi.

Non so quando è iniziata la contaminazione: quell’affare mi si è attaccato addosso poco per volta e, cazzo, non ho saputo rendermene conto. Un anno fa? Due? Com’è iniziato? Da che parte? Una goccia dopo l’altra, a piccolissime dosi, quella cosa si è depositata su di me senza che io me ne accorgessi. Deliberatamente, con una propria coscienza, ha continuato a coprire il mio essere, così lentamente da passare del tutto inosservata. Incolore, inodore, trasparente e inconsistente. E la sua essenza tossica ha avuto tutto il tempo che le serviva per contaminarmi definitivamente e irrimediabilmente.

Poi ho iniziato ad avere i primi sintomi: sogni, prima di tutto. Poi uno strano pizzicore non ben identificabile, un’acutezza dei sensi fuori dal comune, una specie di solletico preoccupante ma subdolamente piacevole. Alla fine ho dovuto fermarmi a osservare e ho visto me stessa. E ho visto la cosa, quella cosa che avevo addosso, che mi ricopriva completamente e che ormai mi aveva in suo potere. È stato a quel punto che ho provato a liberarmene, perché sapevo di essere a rischio. La cosa voleva essere mangiata, ecco cosa voleva, e anch’io lo volevo, perché questa è la natura della cosa stessa. Sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo, perché ormai ero a rischio ed era tardi, impossibile tornare indietro.

Così l’ho mangiato. Mi sono nutrita di quell’affare che avevo appiccicato addosso, che ormai era definitivamente parte di me e che adesso sono io stessa. Non avrei potuto ignorarlo comunque. Una volta che te ne accorgi è come averlo già mangiato, è solo questione di tempo.

Così la contaminazione è diventata totale, effettiva: non sono più a rischio perché sono dall’altra parte.

Ho scavalcato il confine, ora sono dalla parte dell’onda, nel bene e nel male sono dalla parte dell’onda. E quando l’onda rotolerà giù, sovrastando i palazzi e portandosi dietro morti e feriti, dovrò decidere se rotolare con lei e distruggere tutto nel mio cammino o se trasformarmi a mia volta in un piccolo schush che accarezza i piedi di quelli che stanno ancora di qua.

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